L'appuntamento del 20 febbraio 2014 al Forum di Assago/Milano
è per me l'ultima data del Delta Machine Tour: dopo Nizza e
l'emozione della ”data Zero”, a pochi passi da casa, è seguita
l'overdose energica dello Stadio di San Siro a metà luglio,. Ed
ora, la versione indoor nei palazzetti.
A parte la “scaletta personale” siamo veramente giunti alla
fase conclusiva di questi 10 mesi di Tour, manca ancora Bologna
ed una manciata di date ad Est Europa ed il tour promozionale di
“Delta Machine” verrà archiviato nei ricordi.
L'arrivo a Milano è nel primo pomeriggio, scelto l'albergo a
fianco del Forum, già alla reception capisco che la scelta non è
stata isolata: basta guardarsi intorno per vedere t-shirt dei DM
ovunque, reduci da ben altre date; presenza estera molto alta,
perchè è risaputo che Milano è per i nostri, una piazza
speciale.
Aspettative per il concerto elevate, questa volta grazie ai
consigli di “013” ho i biglietti a lato palco proprio in linea
con la prima fila del parterre, i visual non li vedrò un granchè
bene, ma tutto il resto è veramente da emozioni forti, perchè
“loro” sono proprio lì....
Il concerto si apre, come per tutte le date che hanno
preceduto, con le due traccie iniziali del cd : “Welcome to my
world” ed “Angel”. L'acustica del Forum è veramente piacevole ed
a questo giro, già ben rodato anch'io da visualizzioni
giornaliere sul “tubo”, posso davvero concentrarmi sui dettagli.
La partenza è ottima, così come la risposta del pubblico, 11.239
anime presenti all'ennesimo sold-out, senza teloni o furbate
varie: con i Depeche si fa blocco unico.
Appena riscaldato l'ambiente arriva il momento della mia
preferita in assoluto “Walking in my shoes” canzone che il
pubblico italiano -secnodo gli stessi DM- gradisce con una
partecipazione superiore ad altri Paesi; da lì in poi, solo
l'orologio biologico mi ricorda di essere nel 2014, perchè fra
la set-list estiva/stadi e quella proposta nella terza leg
indoor, accorciata di 3 brani, parte una scaletta che ricorda
più un greatest hits della loro carriera: “Precious”, “Black
Celebration” (un po' affaticata), “In your room-Zephyr”
ripescata per l'inverno,“Policy of truth”. I tagli sono
solo per le nuove canzoni... meglio andare sull'usato sicuro ?
Il momento di Martin Gore ci riporta con “Slow” (che viene
riproposta da alcune date) ai giorni nostri, ma è con la
successiva “Blue Dress” che scalda i cuori. Il test l'ho fatto
con l'eterogeneo pubblico che avevo intorno a me, qualcosa di
strabiliante vedere bambini, adolescenti e persone anziane,
tutte coinvolte dai DM. Sarò di parte, ma i Nostri sono
veramente fra i pochissimi, per non dire gli unici ad essere
così trasversali per tante generazioni...
Il rientro di Dave Gahan prosegue l'atmosfera creata da
Martin... è il momento di “Heaven” singolo apripista ormai quasi
un anno fa, inizia a sentire il peso del tempo, rimarrà fra i
classici ? (vedremo nel tour che verrà fra 4 anni...).
La compilation del “meglio di...” riparte con “Behind the
wheel” impossibile non tenere il tempo con quel giro ipnotico di
3 accordi creato dall'altro genio non più presente di Alan
Wilder.
Il ritmo è quello giusto e non può che salire con “A pain...”
riproposta nella ripulita ed azzeccatissima versione di Jacques
Lu Cont con Gordeno al basso, “A Question of time” anticipa il
binomio pregiato della casa: l'immortale “Enjoy the Silence” ed
una “Personal Jesus” volutamente allungata e stiracchiata ma che
da il meglio di se' quando rientra nei canoni dell'album version.
L'encore parte con Martin di nuovo in “solo” accompagnato
dalla “pianola di Gordeno” per “Shake the Disease”, una
piacevole novità per chi già non la conosce in questa versione
bare; “Halo” nella Goldfrapp version, mi aveva spiazzato a
Nizza, ma anche senza l'effetto sorpresa, la metto di diritto
fra i ricordi più emozionanti di questo tour, abbinato ad un
video di Corbjin semplicemente splendido. I brividi sono
assicurati dalla voce di Dave, impeccabile, tirata al massimo
per una prestazione che -quando vuole- diventa sublime.
Il risveglio dal mondo dei sogni, arriva con “Just can't get
enough” che probabilmente serve a testare la bontà delle
strutture dei palazzetti, perchè si muove davvero tutto...siamo
proiettati nel 1981...per me questa canzone ha un significato
che va oltre la “canzoncina” orecchiabile che è, a zero pretese.
E' quella della rivincita !
“I feel you” parte bene con una sorta di scratch sulle note
introduttive, perdendo nella verisone live molta della sua
forza, probabilmente troppa nela sua normale natura. Conclusione
di rito con “Never let me down”, dopo il cantato la parte
strumentale da 10 rivista e corretta dall'Agro-mix (AW docet) ed
a seguire il campo di grano.
Soddisfatto ? Si, incredibilmente si: per la posizione un
concerto goduto ai massimi, per il pubblico italiano che ancora
una volta ha fatto della serata un evento, anche se da buon dark
degli anni '80, giunto ad un certo punto, parte quel velo di
malinconia dettato dal “e non sarà mica l'ultima volta?”.
Meno contento della set-list, il taglio delle canzoni nuove
da “Delta Machine” porta alla domanda: come potrà reggere
l'ultimo lavoro se nemmeno gli autori ci puntano sopra la fiches...
forse mancano ? Francamente no, e c'era da sperare che in una
terza leg ci fosse la voglia di osare e di portare qualcosa di
un po' più ricercato ad un pubblico che non è più quello dello
Stadio da 65.000 presenze e che, più che probabilmente,
apprezzerebbe un giro su una giostra diversa...e nel Circus dei
Depeche Mode, le attrazioni non mancano !
Massimo Bottazzi
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