Intro
WelcomeTo My World
Angel
Walking In My Shoes
Precious
Black Celebration
In Your Room
Policy Of Truth
Slow
Blue Dress
Heaven
Behind The Wheel
A Pain That I'm Used To
A Question Of Time
Enjoy The Silence
Personal Jesus
Judas
Halo
Just Can't Get Enough
I Feel You
Never Let Me Down Again

Choir Of Young Believers

Per le date di Milano e Bologna i Depeche Mode scelgono come opener i Choir Of Young Believers, un progetto musicale che ruota intorno alla figura dell'ecclettico musicista di origine greca ma danese Jannis Noya Makrigiannis. Pressoché sconosciuto in Italia, il gruppo ha raggiunto numerose volte la #1 in Danimarca ed è stato votato anche gruppo danese più promettente nel 2009. La band coniuga melodie folk con strumentazione quasi orchestrale, unendo a questo mix testi dalle venature dark. La band sfrutta i due concerti italiani per presentare anche al nostro pubblico il loro album Rhine Gold pubblicato nel marzo 2012.
 


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Ultimamente le tappe bolognesi dei Mode finiscono, comprensibilmente o meno, per passare un tantinello sottotraccia. Vuoi per il peso mediatico o per la, ormai, gigantesca partecipazione che accompagnano le date romane e milanesi troppo in fretta ci si dimentica che il sodalizio col pubblico italiano è nato proprio a Bologna, nel lontano 1984. E come ogni rapporto che si rispetti, tra altissimi e qualche basso, dopo cosÏ tanti anni l'affiatamento Ë indiscutibile e senza fronzoli, specie quandoincorniciato da una location rinnovata e moderna. Il palazzetto è gremito, il parterre freme, rumoreggia, si carica di una tensione palpabile che esplode inevitabilmenteal partire dell'intro sintetico di Welcome To My World, magnifica apertura sia di album che di concerto. Il pubblico è eterogeneo, sbarbetelli tipo il sottoscritto, attempate presenze, darkettoni e padri di famiglia convivono tra strutture di legno lamellare, celebrando la comune, e accomunante, passione. In tal senso Black
Celebration, uno degli apici della scaletta, è emblematica quanto funerea, in una versione che sembra leggermente rallentata ma proprio per questo pi˘ solenne e liturgica.
    La band dal canto suo non sembra avvertire la stanchezza di fine tour, l'energia ed il coinvolgimento si sprecano, ed è l'ennesima prova che questo Delta Machine Tour segna in qualche modo una certa rinascita e capacit‡ di ritrovare mordente in sede live. Behind The Wheel con la sua struttura ipnotica e martellante Ë un ritorno
rovente e gradito mentre l'acustico ed intimo momento goreiano, specie in Blue Dress e Judas, riporta ad una dimensione primordiale dei brani, che svestono i magnificie stratificati tessuti sonori per riavvicinarsi allo stato del loro concepimento. Il phatos della versione goldfrappiana di Halo, e gli stupendi visuals b/n di Corbijn,valgono da soli il prezzo del biglietto, che in un momento cosÏ etereo e magico si fa leggerissimo per non dire insignificante. Never Let Me Down Again chiude il set col
suo finale maestoso e ci ricorda, come se ce ne fosse bisogno, che i Depeche Mode, sul finire degli anni '80, riuscivano a mettere d'accordo Wagner e la musica elettronica.
Per carità, dopo 3 decenni ed oltre di strabiliante e, finalmente, riconosciuta carriera il mestiere è tanto, ma se l'esperienza è solo un altro nome per chiamare il  classico piatto d'argento sul quale ci vengono ancora servite le emozioni, il fulcro di tutta questa storia, allora ogni altro discorso diventa superfluo. A quel punto
l'importante è allungare la mano e prendersele.

Stefano Lorenzini




PJ

Judas


 

- Angel