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Intro
WelcomeTo My World
Angel
Walking In My Shoes
Precious
Black Celebration
Policy Of Ttruth
Should Be Higher
Barrel Of A Gun
The Child Inside
Shake The Disease
Heaven
Soothe My Soul
A Pain That I'm Used To
A Question Of Time
Secret To The End
Enjoy The Silence
Personal Jesus
Goodbye
Somebody
Halo
Just Can't Get Enough
I Feel You
Never Let Me Down Again |
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Matthew Dear

Matthew Dear, opening act della data romana del Delta
Machine Tour, è un produttore e DJ texano, ma residente
in Michigan a Detroit. Evidentemente ispirato dalla
scena techno locale sin dalla gioventù, inizia la sua
carriera nei party universitari. Nel 1999 pubblica il
suo primo singolo "Hands up for Detroit". Il suo primo
album, intitolato "Leave luck to Heaven" arriva però
soltanto nel 2003, ed è caratterizzato da sonorità
minimal techno. Il primo singolo estratto, "Dog Days", è
molto apprezzato dal famoso dj Richie Hawtin. E' il
momento più importante della sua carriera, in quanto
inizia ad avere una certa visibilità a livello
internazionale. Il successivo "Asa Breed" lo porta ad
aprire i concerti con la sua band per gli Hot Chip. Nel
2010 pubblica Black City, lavoro dalle tinte dark ben
accolto dalla critica internazionale, e continua con
successo la sua attività live aprendo anche per gli
Interpol. Il successivo Beams vira drasticamente verso
sonorità più pop e mostra le sue capacità ancora una
volta, tanto da essere notato dalla band e invitato ad
aprire alcune date del loro Delta Machine Tour, tra cui
appunto Roma.
Motel Connection

Per le due date estive, i Depeche scelgono di affidare
ai torinesi Motel Connection l'arduo compito di iniziare
a caricare la platea ed alleviare la sofferenza dovuta
tanto all'attesa quanto all'afa. Il progetto nasce a
inizio millennio dalla collaborazione tra Samuel, leader
dei Subsonica, Pierfunk, vecchio bassista degli stessi
Subsonica, ed il dj Pisti. Il loro primo lavoro è
l'acclamata colonna sonora del film Santa Maradona nel
2001. L'anno successivo vede la pubblicazione del loro
primo lavoro “Give me a good reason to wake up”, seguito
da “Two”, singolo che li consacra sulla scena nazionale
e non solo.
Nel 2004 realizzano la colonna sonora del film “A/R
Andata + Ritorno”, mentre bisogna attendere il 2006 per
il successivo album “Do I Have a Life?”, la cui
pubblicazione è seguita da un live tour nei principali
club italiani. Passano altri 4 anni ed ecco “H.E.R.O.I.N.”
(Human Environmental Return Output Input Network), album
prodotto con la collaborazione di Stefano Fontana (Stylophonic),
seguito da altri show live tra cui una performance per
gli MTV Days.
Dopo una pausa di riflessione, ritornano in pista con
"Vivace" nel 2013, anticipato dal singolo "Midnight Sun",
e pubblicato poche settimane prima di fare la loro
comparsa sul palco destinato i Depeche Mode.
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Chiamato a raccolta per la terza volta in tre tour allo
Stadio Olimpico di Roma, il pubblico devoto del centro-sud
Italia non ha tradito i proprii beniamini ed è accorso in massa
nella Capitale, incurante del caldo e dei disagi che ogni data
romana purtroppo comporta. Lo Stadio è infatti stracolmo, molto
più degli ultimi tour, ed accanto ai soliti die hard fans sono
presenti fans giovanissimi, a testimoniare quanto i DM siano
diventati ormai una band di culto. Dopo i set dei Motel
Connection e di Matthew Dear, lo show ha finalmente inizio con
due canzoni estratte dal nuovo album. Se Welcome to my world si
presta perfettamente al ruolo di opener, la successiva Angel
provvede ad infuocare subito la platea romana con il suo
incedere potente e veloce.
Nemmeno il tempo di tirare il fiato che è già il momento di
fare un tuffo tra i grandi classici della band, senza però
evitare di sorprendere. Dopo due classicissimi come la
drammatica Walking in my shoes e Precious (con le sue
improbabili video proiezioni), arriva il momento di Black
Celebration, tornata in setlist per questo tour dopo 12 lunghi
anni di assenza. Dopo l'ormai immancabile Policy of Truth, si
torna a dare risalto all'ultimo disco con l'esecuzione di Should
Be Higher, il primo brano in setlist firmato da Gahan,
accompagnato dalle sue stupende e ormai note proiezioni. Chiude
il primo stint una Barrel of a gun, riesumata dopo 16
lunghissimi anni in versione live. E' infatti il momento di
tirare un po' il fiato per Dave ed al centro del palco si piazza
Martin Gore, che decide di deliziare i presenti prima con The
Child Inside, tratta da Delta Machine, e poi con la versione
acustica di Shake the Disease, dimostrandosi ormai perfettamente
a suo agio anche negli stadi nel ruolo di lead singer.
Torna dopo il meritato riposo Dave, e si riparte subito con i
due singoli estratti da Delta. E' infatti la volta di Heaven,
accompagnata dalle bellissime riprese b/n di Anton, e poi di
Soothe my soul, che scatena il pubblico romano, acquietatosi
dopo tre canzoni d'atmosfera. Si torna a scavare nel passato, ed
a sorpresa Gordeno prende il centro del palco imbracciando un
basso: la band infatti si lancia in una prescindibilissima
rivisitazione di A pain that I'm used to. Si tratta di uno dei
punti deboli della setlist, insieme alla successiva Secret to
the end, brano di Delta firmato da Dave, che dal vivo passa
quasi inosservato. Per fortuna ci pensano i grandi classici a
riscaldare l'atmosfera: Enjoy the Silence e Personal Jesus con
la loro carica di adrenalina risvegliano il pubblico romano,
prima che la bellissima Goodbye, accompagnata anch'essa da
splendide immagini in B/N.
Dopo un doveroso break, è Martin accompagnato dal fedele
Peter a prendere la scena. Il biondo decide di deliziare il
pubblico romano con una esclusiva performance di Somebody, fino
ad ora mai eseguita durante il Delta Machine Tour. Nemmeno il
tempo di riprendersi, arriva un altro capolavoro: è infatti la
volta di Halo in versione Goldfrapp mix, accompagnata da
suggestive riprese di Berlino in b/n. Siamo ormai a fine
concerto ed è il momento di scatenarsi, e la band lo sa
benissimo. Just can't get enough con i suoi suoni ci riporta
dritti negli anni Ottanta, prima del gran finale scandito dal
duo I Feel You - Never Let Me Down Again, entrambe eseguite
magistralmente e caratterizzate da estrema partecipazione dalla
band. E' il momento dei saluti: mentre il pubblico continua ad
acclamarli ed a chiedere un altro bis, la band si raduna a
centro palco per ricevere una meritata ovazione. Termina così la
serata romana dei Depeche Mode, con il pubblico combattuto tra
la soddisfazione per aver trascorso una bella serata e la
malinconia per il fatto che sia già terminata. Ma non c'è da
disperarsi: è già fissato il prossimo appuntamento con la band,
che tornerà in Italia per le date invernali.
Daniele Scotto Di
Carlo
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