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In Chains
Wrong
Hole To Feed
Walking In My Shoes
It’s No Good
A Question Of Time
Precious
Fly On The Windscreen
Little Soul
Home
Come Back
Peace
In Your Room
I Feel You
Policy Of Truth
Enjoy The Silence
Never Let Me Down Again
Stripped
Master And Servant
Strangelove
Personal Jesus
Waiting For The Night (Bare Version) |
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Dolcenera

Nata a Scorrano, studia sin da
bambina musica, in particolare piano, canto e
clarinetto, e ciò la porta a scrivere canzoni ed
esibirsi dal vivo sin dai quattordici anni. Dopo aver
ottenuto il diploma di liceo classico si trasferisce a
Firenze, dove conosce il chitarrista Francesco Sighieri
e fonda la band “I codici zero”, con cui seguirà in tour
gli Articolo 31.
Il 2002 è l’anno della svolta: pubblica il suo primo
singolo, intitolato solo tu, con il quale partecipa a
Destinazione Sanremo, vincendolo, partecipando al
Festival tra le nuove proposte.
Il 2003 la vede partecipare al Festival di Sanremo
vincendo il concorso nella categoria giovani proposte
con il brano Siamo tutti là fuori. Al singolo, che
raccoglie un discreto successo, segue il suo primo
album, intitolato Sorriso nucleare.
Nel 2004 tenta ancora la carta Festival con il brano Un
mondo perfetto, ma viene esclusa dalla kermesse,
nonostante avrebbe dovuto partecipare di diritto in
quanto vincitrice della categoria giovani l’anno
precedente.
Spinta dal suo manager, nel 2005 partecipa al reality
show Music Farm condotto dalla ventura, vincendo il
premio finale sconfiggendo in finale Fausto Leali. Alla
vittoria di Music Farm segue la pubblicazione del suo
secondo album, intitolato Un mondo perfetto, che ottiene
il disco di platino. Il 2005 si rivela comunque un anno
ricco di successi per Dolcenera, che vince il Premio De
André, il premio come “Miglior artista emergente al MEI,
il Leone d’argento come Rivelazione musicale dell’anno.
Ad inizio 2006 pubblica l’EP Dolcenera canta il cinema,
costituito dalla reinterpretazione di cinque soundtrack
cinematografiche. Nello stesso periodo partecipa con
successo al Festival di Sanremo dove giunge seconda con
il brano Com’è straordinaria la vita. Il disco che
pubblica in seguito è un grande successo, come anche il
tour che lo promuove che tocca diverse località
italiane. Partecipa inoltre alla colonna sonora de La
notte del mio primo amore e conduce Hitlist Italia su
MTV.
Il 2007 la vede in tour Europa con date in Svizzera,
Austria e Germania, inoltre fa il suo debutto come
attrice col film Il nostro Messia, presentato al Rome
Indipendent Film Festival, e con il film Scrivilo sui
muri.
Il 2009, la vede firmare per la prima volta un contratto
discografico con una big, la Sony Music. Segue la
partecipazione al Festival di Sanremo con il brano Il
mio amore unico, che precede la pubblicazione del nuovo
disco Dolcenera nel Paese delle Meraviglie. Nel giugno
dello stesso anno, ha l’onore di aprire il concerto dei
Depeche Mode, allo Stadio San Siro di Milano.
Motor

I Motor sono un duo costituito da Bryan Black e da
Mr.No. Black, cresciuto a Minneapolis, intraprende
la carriera artistica nella cittadina statunitense, con
la sua band, Haloblack. Viene notato da Prince che lo
invita a lavorare per lui, come sound designer e tecnico
delle tastiere alla fine dei '90.
Proprio in quel periodo riesce a registrare "Funkyhell",
che si rivela un gran successo, e che la rivista
"Alternative Press" definisce come uno dei dieci
migliori album industriali. Haloblack ha l'onore di
essere gruppo-spalla di Marylin Manson a Minneapolis,
poco prima trasferirsi a Londra ed avvicinarsi alla
musica dance.
Giunto a Londra, Black conosce Mr.No, musicista che
proviene da Parigi. Dalla loro collaborazione nasce il
progetto XLOVER, caratterizzato da una produzione
minimale. Allo stesso tempo, i due iniziano a lavorare
con Flix Da Housecat per il nuovo album di quest'ultimo,
"Devil Dazzle and the Neon Fever".
I due si rimettono al lavoro nel 2005 forti del successo
di XLOVER e per questo motivo tenuti in considerazione
dall'industria discografica. Pertanto spediscono un demo
di tre canzoni col nome MOTOR alla NoveMute/Mute Records.
I primi singoli Sweatbox e Black Power hanno subito
riscontri positivi. In attesa di lanciare il loro disco,
i due remixano i Throbbing Gristle, Marylin Manson e
soprattutto il grande successo dei Depeche Mode,
Precious. Martin Gore dirà in seguito che il loro mix di
Precious è di certo uno dei migliori remix mai
pubblicati dal gruppo.
Poco tempo dopo i Motor pubblicano il loro primo disco,
Klunk, che si ispira a Nitzer Ebb, Front 242, Final Cut,
Plastikman, acid house e minimal techno creando delle
sonorità che sono il marchio di fabbrica del gruppo. A
Klunk seguiranno Unhuman e Flashback, che confermeranno
le qualità del gruppo, ed a cui seguiranno tour
promozionali che li vedranno impegnati in tutto il
mondo.
Nel 2009 gli stessi Depeche Mode li vorranno, come
gruppo spalla per il Tour of the Universe 2009. I MOTOR
suonano a Roma il 16 giugno ed a Milano il 18 giugno
2009.
M83

Gli M83
(da Messier83), gruppo elettronico francese, nascono
dalla collaborazione tra Nicolas Fromageau e Anthony
Gonzalez, nel 2001.
Il loro primo lavoro, intitolato semplicemente M83, è
del 2001 ma riscuote un grande successo solo nel 2005,
quando viene ripubblicato dalla Mute Records.
Al primo lavoro segue nella primavera del 2003 il
secondo disco, intitolato “Dead Cities, Red Seas & Lost
Ghosts”. Alla fine del tour promozionale dedicato al
nuovo lavoro, Nicolas Fromageau decide di abbandonare
Anthony Gonzales, che ritorna in studio da solo per
registrare il terzo disco, pubblicato nel gennaio del
2005 col nome di “Before the dawn heals us”.
Il 2005 è un anno di grosse soddisfazioni per l’artista
francese: alla pubblicazione dell’album seguono in
rapida successione diversi remixes, anche per artisti di
fama mondiale. Si passa dal remix di “The Pioneers” per
i Bloc Party (pubblicato nell’album Silent Alarm Remixed)
al remix di “Protège moi” per i Placebo, a “Black
Cherry” per Goldfrapp fino ad arrivare al remix di
“Suffer Well” per i Depeche Mode.
Il passo successivo del percorso musicale di Anthony
Gonzales è la scrittura e la registrazione di una serie
di canzoni ambient, un sentiero già in parte esplorato
nei primi lavori degli M83. Così a Before the dawn heals
us segue Digital Shades Vol.1, realizzato con la
collaborazione di Antoine Gillet e pubblicato nel 2007.
Per la copertina si avvarrà di Laurent Francio, che ha
lavorato in passato anche con artisti del calibro di
Beck.
Il quinto lavoro degli M83 è Saturday=Youth, pubblicato
nell’aprile del 2008. Gonzales si avvale nella
registrazione di Ken Thomas, già noto ai devoti per aver
lavorato su “Paper Monsters” di Dave Gahan, ma meglio
conosciuto per il suo lavoro con Sigur Ros e Suede.
A questo si affiancano Ewan Pearson, già collaboratore
dei Ladytron, e Morgan Kibby dei The Romanovs. Nella
fase di promozione Gonzales dichiarò che la sua fonte di
ispirazione in fase di composizione è arrivata dalla
musica degli Eighties: “Credo che gli Anni Ottanta siano
stati un bellissimo periodo per la storia della musica.
Saturday=Youth è stata l’occasione per me di fare un
tributo alla musica di quel periodo, ma anche alla mia
gioventù, dato che il tema principale del disco è
l’essere teenager”.
Da Saturday=Youth vengono estratti anche quattro
singoli: "Couleurs", "Graveyard Girl, "Kim & Jessie", ed
infine "We Own the Sky".
Il 2009 vede M83 fare da supporto prima ai The killers,
nel corso del loro tour Americano, ed in seguito ai
Depeche Mode, nel corso del loro tour europeo.
La primavera del 2010 vede la pubblicazione di due nuove
canzoni, “Black Hole” e “Marion’s theme”, che, con altre
cinque canzoni del suo catalogo sono presenti nella
colonna sonora del film “Black Heaven” di Gilles
Marchand. |
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I Depeche Mode a San Siro probabilmente rappresenta un punto
d’arrivo per i fans italiani, come fu lo storico concerto di
Pasadena per la band.
Alzi la mano chi tra i fans storici, in cuor suo, non abbia mai
sognato di vedere Gore e soci esibirsi in quella che sino agli
anni ‘80 fa era la Scala del calcio, per poi diventare
(sdoganata dai concerti di Vasco Rossi dell’ultimo decennio) una
cartina al tornasole della popolarità e rappresentatività di una
band.
Al punto tale che, oggi, sembra quasi una scommessa con se
stessi programmare una data a San Siro e renderla sold out, vedi
per ultimi i Muse, in programma la prossima estate.
Ma se per i grandi gruppi rock, o comunque per gli artisti
evento (un nome su tutti, Madonna) San Siro con i suoi 80 mila
posti oltre a una realtà rappresenta anche una necessità, per i
Mode, lasciando un attimo da parte l’enorme soddisfazione di
avere goduto di simile privilegio, il discorso si fa un tantino
più arduo.
E’vero che ormai dal 2001 la band è abituata a programmare
stabilmente parte dei suoi show in grandi spazi, anche
all’aperto, ma così facendo le caratteristiche musicali, le
atmosfere e il pathos che da sempre ha accompagnato la band di
Basildon on stage, davanti a folle oceaniche e locations
massicce, è inevitabile che vadano in buona parte perse.
E San Siro, stadio peraltro vecchio e sorpassato in tutto e per
tutto dalle nuove grandi arene all’aperto che però possono
trasformarsi in enormi palazzetti al chiuso, ha confermato la
regola.
Con le sue inefficienze di struttura, ma anche di organizzazione
e formalismo burocratico, che hanno fatto si che la band
suonasse, davanti a 60 mila persone paganti, con un volume di
amplificazione indegno per uno spettacolo così imponente.
I gruppi spalla, peraltro di ottima caratura (Motor e M83, due
piacevolissime realtà elettroniche attuali, anche se con
caratteristiche ben diverse) hanno suonato praticamente con le
casse spia.
Il concerto dei DM è stato goduto bene solo da chi ha avuto la
prontezza di accaparrarsi un biglietto nel prato, visto che già
nel primo anello visuale e acustica erano deficitari, e
imbarazzante man mano che si saliva in secondo e addirittura
terzo anello.
La band, o meglio chi ha organizzato il tour, poi ci ha messo
del suo, perché in spazi così ampi non te la puoi cavare con uno
stage che poi trasporti tranquillamente anche nei club al chiuso
da 10 mila posti.
Perché va bene far pagare cifre inferiori (rispetto alla media),
ma se questo va a totale discapito della fruizione dell’evento
per almeno una buona metà dei presenti, non so quanto sia un
pregio.
E il concerto, nonostante una scaletta tutto sommato buona, di
questi tempi, con le chicche di Strangelove e soprattutto Master
& Servant (davvero ottima qui la performance generale),
ovviamente ne ha risentito.
Uno show da 6, a San Siro, per tutti i motivi sopra descritti,
ma che se nello stesso periodo (inizio tour e quindi band più in
forma e motivata), con la stessa track list fosse stato
presentato in un palasport da 10 mila posti (esempio Torino,
anche se quando la band ci ha suonato a novembre le condizioni
erano assai diverse) sarebbe stato da 7 barra 7.5.
Highlights del concerto, soprattutto per i fans di vecchia data:
FOTW, e qui il tempo miracolosamente sembrava essersi fermato di
20 anni (splendida anche la scelta dei colori e visuals che
accompagnavano il brano, a chi scrive ha ricordato molto l’artwork
di Leave in Silence), le già menzionate Strangelove e M&S,
specie la seconda,mentre del periodo più recente le canzoni
dell’era SOFAD hanno sono state performate assai bene e con la
dovuta potenza (IFY), la consueta classe (WIMS) e anche con
qualche gradevole variazione arrangia mentale (IYR).
Parecchio prescindibile invece l’esecuzione di quasi tutti i
brani di Sotu, vuoi per scarsa qualità dei brani, vuoi che
arrangiamenti e suoni che mal si adattavano alla cornice
dell’evento (su tutte Wrong).
(Mauro Caproni)
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