Chains Of Love invece regala loro il primo
successo in terra americana. Arriva da 'Crackers International EP
l’ennesimo hit (#2 in UK chart) nell’ottobre 1988: Stop!, dove i
vocalizzi di Bell sembrano indirizzare direttamente verso le migliori
performances di Diana Ross. Una canzone che Clarke compose, come suo
personale regalo di Natale, durante una vacanza ai Caraibi. Dopo un
breve periodo di riposo, nella seconda metà del 1989 arriva nei negozi
Wild, anche questo numero uno. Nel frattempo, l’immagine del duo si è
fatta più incisiva, e anche i lavori per le sleeves dei dischi (Pierre &
Gilles per la copertina di Wild) e i video sono molto più curati.
L’album, che contiene You surround me (gli Erasure che incontrano i
Simple Minds, si potrebbe quasi dire…) ottiene un successo planetario, e
per la prima volta la band si imbarca in un tour mondiale che tocca
anche i paesi sudamericani. I concerti ormai sono diventati un cavallo
di battaglia, grazie all’entusiasmo che Bell provoca con le sue
performances e i costumi scenici assolutamente bizzarri. Gli Erasure
suonano nelle grandi arene, e fanno registrare il tutto esaurito per 5
giorni di fila alla Wembley Arena e per 6 al Birmingham Nec. Registrato
ad Amburgo e pubblicato nel 1991, Chorus è uno dei più validi album
della discografia del gruppo. Realizzato esclusivamente con
equipaggiamento analogico (vera passione di Vince), contiene delle vere
e proprie chicche per gli amanti dell’elettropop. Breathe, Siren Song,
Am i right e Perfect Stranger rappresentano gli Erasure nel loro apice
creativo, che parte appunto dal 1991 e proseguirà almeno fino al 1995.
Unico episodio stonato, quella Love to hate you, che fa il verso a I
Will survive di Gloria Gaynor, e che poco si amalgama (nonostante gli
ottimi riscontri commerciali, specie in Spagna) con il resto del
materiale presente in Chorus, tutto di prima qualità. Nel 1992 arriva
l’occasione per rendere anche su disco il giusto tributo agli Abba,
mitica band svedese che per gli Erasure rappresenta un punto fermo della
propria ispirazione. Vince e Andy d’altronde hanno sempre omaggiato gli
svedesi nei loro live, fin dagli esordi. Esce così in primavera l’EP
Abba Esque (Take a chance on me, Voulez Vous, Lay all your love on me,
SOS), che arriva al #1 e vende tantissimo anche nel resto d’Europa. Per
gli Erasure, che dopo Chorus non avevano previsto alcun tour di
supporto, è giunta l’ora di presentare dal vivo le ultime fatiche.
Prende il via così il mitico Fantasmagorical tour, il più grande
spettacolo presentato dalla band alle centinaia di migliaia di fans
sparsi in tutto il mondo. Tutto è “fantasmagorico”, esagerato, dai
costumi alla durata dello show, dagli atteggiamenti volutamente kitch di
Andy e Vince alle scenografie. Dopo l’ennesimo centro con la raccolta
Pop, il 1993 viene speso per la stesura del nuovo materiale. Nel 1994
esce I Say I Say I Say, prodotto da Martyn Ware degli Heaven 17 e
anticipato dal singolo Always. Ennesimo successo per un disco maturo che
alterna episodi in pieno “classic style” come I love Saturday e Run to
the sun, ad altri molto più introspettivi come Blues away (sembra di
sentire Prince) e soprattutto All through the years e So the story goes.
Disco magistralmente prodotto, comunque, e gran lavoro dietro ai synth
del maestro Clarke, che trova nel produttore una validissima spalla (e
infatti la collaborazione tra i 2 porterà alla pubblicazione, in futuro,
di 2 album strumentali). Anche in questo caso, niente tour per
consentire di lavorare meglio sulle nuove idee. Il disco successivo,
l’omonimo Erasure 1995, è in assoluto il lavoro più affascinante e
oscuro della loro carriera. Un album diverso, nettamente diverso da
tutto quello che fino a quel momento era stato prodotto. Canzoni dalla
grande durata (si arriva in media sugli 8 minuti, quasi un’eresia per i
normali canoni del techno-pop!), intermezzi ambient, suoni acquatici che
si fondono alla perfezione con la voce suadente di Andy e con quella
aggressiva e selvaggia di Diamanda Galas, gradita ospite insieme al
produttore degli Orb Thomas Felmann. Il risultato è eccellente, siamo di
fronte al capolavoro degli Erasure, un disco dai più sottovalutato, o
addirittura sconosciuto, che chiaramente rappresenta – e non poteva che
essere così – il primo insuccesso in termini di vendite. Il primo
singolo Stay With Me ottiene un modesto piazzamento al #15, anche se
rimane ad oggi una delle migliori composizioni del duo, seppure in stile
gospel. Ma la melodia è davvero spendida. E così, dopo aver spiazzato
fans e critica, si ritorna all’antico con Cowboy, che però non possiede
la magia e l’intensità dei dischi che l’hanno preceduto. Il singolo
apripista, In my arms, è molto buono, ma il resto non decolla e il tutto
appare diverse spanne più in basso rispetto a quanto avevano abituato
Clarke e Bell, nonostante il relativo tour riscuota un buon successo
anche negli USA. Inizia la parabola discendente? A giudicare dal
successivo Loveboat, si. Disco davvero insulso e inspiegabile – visto
che per la produzione è stato scomodato nientemeno che Flood, reduce dal
successo planetario con i Depeche Mode – che rappresenta, questa volta
sì, il vero flop di una brillantissima carriera. I riscontri di vendite
sono pietosi (un incredibile #45 nella UK chart, piazzamento davvero
impensabile qualche anno prima), e il pubblico giustamente boccia senza
appello un lavoro mediocre, banale e privo totalmente di spessore
artistico-musicale. I successivi due anni trascorrono senza lasciare
traccia. Gli Erasure sembrano finiti, e invece risorgono dalle loro
stesse ceneri nel 2003, con il disco di cover Other’s people songs, un
lavoro ideale per tastare il polso della situazione e vedere se il
grande pubblico li ha davvero dimenticati. Non è così, perché pur
essendo ancora molto lontani rispetto ai fasti del passato, si tratta
senza dubbio di un passo avanti rispetto al mediocre Loveboat, così come
testimoniano anche le classifiche. Solsbury Hill, brano folk-pop scritto
da Peter Gabriel, è il singolo scelto per la promozione del disco, per
cantare il quale Bell si ispira più a Kate Bush che non all’ex leader
dei Genesis. La riappacificazione con i fans viene celebrata con una
seconda raccolta, dopo quella del 1992. Hits contiene in gran parte i
successi dell’ultima decade, nuovi remix di Oh l’amour ma nessun nuovo
brano. Si arriva così al 2005, quando con Nightbird gli Erasure
ritornano in gran spolvero. Finalmente un bel disco, dopo e ultime
delusioni, che riporta il duo ai fasti di un tempo. Canzoni melodiche,
semplici ma efficaci e notturne (come giustamente fa capire la bella
copertina), davvero in stile Erasure. Vince le ricama con delicati
preziosismi elettronici e il risultato finale è più che buono. Con
Breathe, addirittura, si rivive il fascino della Top 5 UK, e il relativo
tour, nella primavera scorsa, è l’ennesima conferma di quanto la band
sia ancora seguita in patria e in Germania, come testimonia il dvd live
registrato a Colonia il 28 marzo, prossimo di pubblicazione. (Mauro Caproni) |