Gli Human League sono forse i pionieri e i più attivi in questo campo, visto che continueranno a sbizzarrirsi pubblicando nel disco successivo Only After Dark di Mick Ronson, Rock’n’Roll di Gary Glitter, Nightclubbing della ditta Bowie/Pop, mentre su Dare comparirà Get Carter, tema dell’omonimo film di Michael Caine. Meno riuscita è invece è la cover di James Brown Rock Me Again, dall’album Hysteria.
Travelogue (1980) segna un’ideale prosecuzione del discorso iniziato nel primo disco, anche se appare nell’insieme meno coerente ed incisivo rispetto all’opera precedente, segno forse che qualche incertezza sul cammino da prendere comincia a farsi strada tra i membri della band.
È il preludio all’abbandono del gruppo da parte di Marsh e Ware che andranno a costituire gli Heaven 17, lasciando ad Oakey campo libero per dar sfogo ai suoi progetti, che lo portano anzitutto a rinnovare la line-up della band incorporando stabilmente due coriste, Susan Sulley e Joanne Catherall, e quindi a dare una svolta significativa all’approccio della sua musica.
Dare, pubblicato nel 1981, è sì ancora un disco registrato pressoché interamente al computer, ma le canzoni ora assumono un’impronta decisamente meno sperimentale, mentre al contrario privilegiano la melodia e testi che ripiegano su una dimensione sentimentale ed esistenziale e, quindi, trovano un pubblico più vasto, e ormai sempre più contagiato dal techno-pop in voga all’epoca, pronto ad accoglierle.
Non a caso, dal disco, che arriva trionfale al numero 1 della chart inglese, vengono estratti ben quattro fortunatissimi singoli: The Sound Of The Crowd (numero 12 in Inghilterra), Open Your Heart (numero 6) Love Action (numero 3) e la celeberrima Don’t You Want Me (numero 1), che tratteggia una specie di soap opera di tre minuti: la storia di una giovane cameriera che conosce un cantante famoso che la porta nel proprio mondo dorato, dopodiché lei lo molla.
Il successo riscosso da Dare spinge il gruppo a sfruttare al massimo l’onda del momento con la pubblicazione di Love And Dancing, uscito sotto la sigla Unlimited League Orchestra, che propone versioni strumentali delle canzoni di Dare, miscelate tra di loro ad uso e consumo del dancefloor.
L’instabilità emotiva e i disturbi psichici che tormentano sempre di più i membri della band, timorosi di non potersi più esprimere sui livelli di Dare, sono alla base di tre anni di silenzio, intervallati solo dai singoli Mirror Man e (Keep Feeling) Fascination, alla fine dei quali esce finalmente Hysteria, un prodotto pop che abbandona l’impostazione rigidamente elettronica del gruppo, il quale, forse per evitare di essere travolto dalla crisi generale che ormai attanaglia il techno-pop, si ripropone con un approccio più tradizionale ma anche più anonimo, che di certo non giova alle canzoni già di per sé lontane dalla genuina ispirazione che alimentava quelle ineguagliabili di Dare.
L’unico successo tratto dal disco è The Lebanon (numero 3 in UK), con un testo ambientato sulla tragedia militare del Libano.
In cerca di nuovi stimoli, la band vola a Minneapolis mettendosi letteralmente nelle mani dei noti produttori Jimmy Jam e Terry Lewis, artefici delle fortune di artisti come Janet Jackson, il cui apporto non vale però a sollevare le sorti di Crash (1986), album ancora deludente di cui comunque va ricordato almeno il singolo Human, che rimane indiscutibilmente tra le più belle canzoni del gruppo.
Dopo il nuovo fiasco del modesto Romantic? (1990), scaricati dalla casa discografica, gli Human League ritornano sulle scene solo nel 1995, con un album finalmente di buon livello e al passo coi tempi: Octopus ripercorre la formula vincente di Dare, anche se mancano singoli di grande impatto, al di là dell’elettrizzante Tell Me When.
Tutto l’album segna comunque un convinto ritorno a suoni ed atmosfere tipiche del periodo d’oro dei League, con episodi accattivanti come appunto Tell Me When, These Are The Days, l’oscura Words, l’ipnotica e marziale House Full Of Nothing e la strumentale John Cleese: Is He Funny?, che tende all’house.
Al 2001 risale invece Secrets, pubblicato dall’etichetta indipendente Papillon, che soffre la mancanza di un’attività promozionale che lo condanna ad un inevitabile insuccesso di vendite, ma che ripropone un pop di qualità ispirato allo stile brioso di Dare ed impegnato nella ricerca di una produzione sempre più raffinata nei suoni; da notare che le canzoni che compongono l’album sono intervallate da strumentali di breve durata che rimandano alle velleità sperimentali dei primissimi Human League, gruppo divenuto ormai pienamente consapevole di essere tra i più autorevoli precursori ed interpreti di un genere.

(Fabio Milella)