Proseguono le collaborazioni con vocalist
eccellenti. Dopo Dusty Springfield, che duetta con loro in What Have I
Done to Deserte it, Liza Mannelli dovrebbe cantare in Rent, ma la
versione che viene pubblicata nell’ottobre ’87 è interamente loro.
L’ultimo singolo tratto da Actually, e cioè Heart, in origine era
destinata a Madonna, e al duo fa un certo effetto vederla al #1 in UK (è
la quarta volta). Il disco successivo, Introspective, è un inno alla
disco con contaminazioni latine (Domino Dancing), e vede il re Mida del
pop Trevor Horn impegnato nella produzione. Dopo un paio d’anni di
pausa, Lowe e Tennant escono alla ribalta con un lavoro assai diverso
dai precedenti. Behaviour, del 1991, è il loro disco più maturo e
riuscito. Atmosfere sognanti e musica di gran classe, supportata per la prima volta da strumenti tradizionali e ospiti importanti. Tra tutti Johnny Marr degli Smiths (eccellente la sua impronta nella struggente My October Simphony e in This Must be The Place…) e i Balanescu Quartet. Disco di grande impatto emotivo, poco incline al ballo e che per questo non ottiene il riscontro commerciale degli album precedenti. Anticipato da So Hard (che però non rispecchia le sonorità presenti nell’lp), Behaviour prende qualche spunto anche da Violator, il disco dei Depeche Mode uscito pochi mesi prima, soprattutto nelle parti in cui viene suonata la chitarra. <Eravamo affascinati e un po’ gelosi di Violator> ricorderà anni dopo Tennant, <e l’influenza di quel disco, specie di Enjoy The Silence, si sente soprattutto in The End of the World>. Il disco mantiene una qualità elevata dal primo all’ultimo brano, alternando episodi tipicamente da club di gran classe come Being Boring a canzoni sino a quel momento inedite nel loro repertorio. In alcuni solchi addirittura è difficile riconoscere gli artisti di Domino Dancing e Left to My Own Devices. Come b-side di un singolo viene proposta una cover di Where the Streets Have no Name degli U2, mentre le inedite DJ Culture e Was it Worth it fanno da contorno alla prima raccolta datata 1991. Nel 1993 esce Very (curiosa la copertina plastificata arancione), che rappresenta una via di mezzo tra gli ultimi Pet Shop Boys e quelli del primo periodo. A brani tipicamente disco come Go West (parodia dei Village People), Yesterday I Was Mad e Young Offender fanno da contraltare la sognante Dreaming of the Queen, il primo singolo Can You Forgive Her e soprattutto Liberation. Bellissimi i relativi video, realizzati con l’ausilio della tecnica digitale in 3D. Dopo Bilingual, pubblicato nel 1996, che ripropone il duo nelle sue vesti più classiche (i risultati però non sono eccellenti e la formula comincia a mostrare qualche crepa), e Nightlife, una sorta di concept album sulla vita notturna – esilarante, al riguardo l’ennesima parodia dei Village People in New York City Boy – il duo abbandona nuovamente i ritmi ballabili della disco per un lavoro più impegnativo. Canzoni che richiedono nuovamente la presenza della chitarra di Johnny Marr, presente in ben sette brani. Il primo singolo Home and Dry segna una svolta decisa verso sonorità guitar-pop estremamente raffinate, vicine a grandi artisti classici come Beatles, Velvet Underground e Smiths. Dopo qualche anno di silenzio Lowe e Tennant in questo 2005 curano la colonna sonora di Battleship Potemkin, e lavorano al nuovo album di inediti nuovamente in compagnia di Trevor Horn, storico produttore di molti artisti anni 80. Tra i brani registrati ci sono alcuni titoli definitivi: Numb, Luna Park, Casanova in Hell e The Sodom and Gomorrah Show. Le indiscrezioni parlano di uno stile elettronico con atmosfere musical. (Mauro Caproni) |