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				aspettati piantato all'entrata del suo locale di Great Queen 
				Street, a Covent Garden. Vi avrebbe squadrati dalla testa ai 
				piedi per valutare se il vostro look fosse stato degno 
				dell'ingresso. Una vera impresa. Steve era già stato capace di 
				lasciar fuori Mick Jagger, e di rifiutare per errore l'ingresso 
				a David Bowie in persona, giunto in incognito e giudicato non 
				somigliante in una serata dedicata ai suoi sosia. Folla, follìa e panico erano la regola, nei paraggi 
				di Steve Strange. 
				Benvenuti al Blitz, il locale glamour della giovane new wave 
				inglese, la discoteca piu' trendy del Regno Unito. Se ci sei, se 
				sai come apparire, conti qualcosa. Steve Strange ed il suo 
				compare Rusty Egan avevano cominciato l'operazione già da 
				qualche anno. Le loro Bowie Night avevano animato le notti di 
				Soho con la musica dell'avanguardia tedesca, Roxy Music, 
				Kraftwerk, della prima elettronica minimale europea e di quella 
				americana dei Suicide. Tra gli arredi ispirati alla seconda 
				guerra mondiale, al futurismo ed al decadentismo europeo, c'è un 
				trionfo di make up, di eyeliner, di capelli cotonati, di look 
				provocatori ed ambigui, di vestiti fatti da se' con l'unica 
				finalità di provocare una reazione, qualsiasi essa fosse. Al 
				gioco si prestarono Boy George, impiegato al guardaroba fino al 
				giorno in cui fu sorpreso ad alleggerire alcuni effetti 
				personali, Marc Almond, Adam Ant, Gary Numan, gli Spands, il 
				giovane David Gahan e tanti altri emergenti dell'epoca. Erano i 
				Blitz Kids, piu' tardi battezzati New Romantics, nuovo oggetto 
				di culto per riviste come Vogue, Stern, Time. Il fenomeno trendy  
				e sfacciatamente edonista dei neonati anni ottanta. 
				Ma gli orizzonti di Steve e Rusty andavano oltre lo 
				straordinario successo del locale. Nel tentativo di trasferire 
				su vinile le sonorità e l'atmosfera del Blitz, cooptarono Midge 
				Ure, Billie Currie (entrambi nella lineup degli Ultravox) , Dave 
				Formula, John McGeogh e Barry Adamson per formare il progetto 
				Visage. Dopo il tiepido riscontro del primo singolo, Tar, i 
				membri dei Visage già erano quasi rientrati nelle loro formazioni di 
				provenienza, quando il secondo singolo, Fade to Grey, promosso 
				dal solo Steve, caparbiamente ancorato al suo progetto, esplose 
				nel Regno Unito e poi dopo in tutto il mondo. Il manifesto techno-pop, dominato dai sintetizzatori e ritmato dalle drum 
				machines, aveva sfondato. Era il successo, lo standard di 
				riferimento per ogni nuova band di tendenza in Inghilterra e nel 
				resto d'Europa. A Steve piovve addosso una fortuna, e la 
				possibilità di acquistare e rimodernare per un milione di 
				sterline un vecchio cinema per trasformarlo... 
                                                 
				continua 
				 
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				 Il padrone della notte e le sue 
				creature. La storia inizia in una tarda serata del maggio 1981 
				negli studi Rai di Roma. Un'ambientazione bianca senza 
				dimensioni, un monitor ed il padrone della notte nel suo 
				completo rigorosamente candido. Mentre esplode la new wave, 
				Mister Fantasy diffonde dal suo iperspazio il verbo 
				multimediale, parla di musica alle creature della notte e, per 
				la prima volta, ne mostra le immagini. Una miscela vincente con 
				un ingrediente nuovissimo e già maneggiato con perizia, il 
				videoclip, che consegnera' Carlo Massarini ed il suo 
				programma-culto al mito della nostra televisione moderna. Il 
				predicatore in bianco intuisce tutto: fascia oraria, contenuti, 
				ritmo, tecnologia, visuals. Un successo lungo centocinquanta 
				puntate e tale da far scattare il meccanismo di identificazione. 
				Da allora Carlo Massarini e' (probabilmente suo malgrado) il 
				testimone principe degli anni ottanta, l'interprete delle sue 
				radici e dei suoi significati. Una immagine sempreverde 
				consolidata in piu' di venti anni vissuti costantemente ai 
				confini della tecnologia e della innovazione (Non 
				Necessariamente e poi Mediamente, ancora sulla Rai) e scanditi 
				dai ritmi di quella musica che non ha mai abbandonato da quando, 
				nel 1971, esordi' come giovanissimo conduttore del primo storico 
				programma radio per un target fino ad allora trascurato: "Per 
				voi giovani", sempre su mamma Rai. 
				Per l'uomo in bianco, il successo degli anni ottanta è 
				innanzitutto una convergenza di elementi significativi:
				"L'avvento della strumentazione 
				elettronica ha senz'altro rappresentato una piccola rivoluzione 
				nello scenario musicale a cui si era abituati, e si è verificato 
				in un momento nel quale si è di fatto cominciato a ballare. 
				Ricordo che fino a quando, negli anni settanta, non sono 
				arrivati il punk e la disco, la musica era una entità quasi 
				statica, praticamente senza movimento. A completare poi il 
				quadro delle novità occorre ricordare la nascita della world 
				music e la diffusione dei primi interessantissimi prodotti 
				etnici, come il "Live in Paris-Ziguinchor" di Toure Kundà, tanto 
				per fare un esempio. Tutto ciò, senza considerare i fenomeni 
				legati all'immagine ed al look che hanno senz'altro lasciato la 
				loro impronta decisiva". 
				- L'inizio degli anni ottanta ha segnato l'ingresso degli 
				strumenti elettronici nel mondo della musica ed hanno dato 
				l'inizio al periodo techno-pop. Cha valutazione dai, dopo anni, 
				a questo periodo, dal punto di vista strettamente musicale? 
				"E' molto difficile ragionare per decadi, 
				Negli anni ottanta ci sono il male ed il bene confusi tra loro...artisti 
				che sono maturati negli anni o che hanno prodotto un solo disco 
				di successo, anche se possiamo senz'altro affermare che il 
				livello qualitativo medio è stato tendenzialmente buono, al di 
				la' di diverse produzioni ricche solo di colore. Se mi chiedi se 
				ci sono state cose importanti ti dico di si, ma se vado indietro 
				agli anni sessanta o settanta, solo allora posso riconoscere un 
				"big bang" per il quale sarebbe in effetti lecito parlare di 
				periodo irripetibile. Di certo c'è che gli anni ottanta sono 
				stati piu' interessanti dei novanta come gli anni novanta sono 
				da preferire, forse, ai giorni nostri" 
				- Tu hai lanciato il fenomeno delle videclip. Nei primi anni 
				ottanta l'elettronica dominava la musica, ma non le clip che la 
				promuovevano. Rispetto ad allora, oggi non è raro imbattersi in 
				video totalmente realizzati al computer, o quasi. Non vedi tutto 
				cio' come una esasperazione ? 
				"Quando cambia la tecnologia, cambiano i 
				linguaggi, e quindi i contenuti. Negli anni ottanta 
				l'elettronica digitale ancora non esisteva. Ricordo che in Non 
				Necessariamente la prost-produzione, seppure all'avanguardia per 
				quell'epoca, era analogica ed eseguita su macchine su cui si 
				procedeva molto a rilento. Solo dieci anni dopo, quella 
				tecnologia era a disposizione di tutti, ed ad un prezzo 
				inferiore: lo scenario era totalmente cambiato. Anche oggi ci 
				sono videoclip totalmente "cinematografici", ed in genere non 
				credo che si possa affermare che l'utilizzo piu' o meno 
				esasperato della tecnologia dia risultati buoni o cattivi. Di 
				certo, se si utilizza l'elettronica fine a se stessa si corre il 
				rischio di ottenere prodotti poco interessanti" 
				- Hai mai avuto la percezione di essere stato colui che di fatto 
				ha per primo lanciato i Depeche Mode in Italia, proponendo il 
				video-clip di Leave In Silence, nel 1982? C'è una larga parte di 
				fans che deve a te il primo contatto con il Depeche Mode. 
				"No, non ho questa percezione, anche 
				perchè non erano fra i miei gruppi storicamente preferiti. Al 
				momento amavo altre cose. Potrei dire di aver avuto quella 
				percezione con Jackson Browne, invece, perchè c'era stato un 
				lavoro prima in radio e poi in televisione che aveva portato 
				questo artista ad avere una certa promozione. Per i Depeche Mode 
				non ritengo di aver fatto la stessa cosa. Proposi il loro clip 
				perchè era fatto bene. Ricordo che il video di Leave In Silence 
				mi colpi' per il lavoro di Julian Temple, uno dei registi di 
				allora che riuscivano a coniugare la cinematografia con la 
				musica e con i nuovi mezzi elettronici, creando dei prodotti 
				interessanti e di rottura. Allargando il discorso, posso dire 
				che in tanti mi attribuiscono il merito di aver lanciato diversi 
				gruppi dell'epoca. Io ne sono un po' consapevole, ma non voglio 
				prendermi meriti, poichè in quel periodo c'erano molti artisti 
				nuovi e per la natura stessa di Mister Fantasy, trovavano 
				logicamente spazio gruppi di tendenza, stylish, molto attenti al 
				trend. Per alcuni artisti come Laurie Anderson potrei affermare 
				che eravamo gli unici a programmarli...ma per i Depeche Mode, 
				invece, c'era anche una programmazione nelle radio....." 
				..mah...in realtà non piu' di tanto. Molte persone ti ricordano 
				con affetto proprio per questo: fosti il primo a proporli. 
				"Beh, allora questo mi fa molto piacere. Ho 
				sentito l'ultimo singolo e mi piace molto...certo potrebbe 
				essere un pezzo scritto nell'82. Il tempo ha detto che loro sono 
				effettivamente un gran gruppo. Devo dire che sono stati forse, 
				in tutto quel periodo, gli unici a riuscire ad arrivare a 
				dimensioni "da stadio". Hanno avuto grande successo negli Stati 
				Uniti nonostante i problemi del cantante. Ho seguito le sue 
				vicende personali leggendole dai giornali...certo che ha tentato 
				l'eutanasia in tutti i modi. Di quella generazione, e non solo 
				elettronica, che era in rotazione su Mister Fantasy, sono stati 
				gli unici a crescere in maniera chiarissima. Evidentemente, 
				c'era già nella loro miscela qualcosa che potesse arrivare a 
				molta gente ed un suono piu' potente degli altri"                      
				 
                                                                                                                                                              
				 
				continua
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		   Non 
		Stop Erotic Cabaret 
		 
		 Tainted Love - Say Hallo Wave Goobye 
 
			
				
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				Sex Dwarf | 
				
				
				 Say 
				Hallo Wave... | 
			 
		 
		Marc Almond e Dave Ball, futuri Soft Cell, si incontrano per la prima volta a Leeds, presso la scuola d’arte del posto. Marc, in particolare, è un grande amante del teatro e della recitazione, e vuole utilizzare il corso di laurea per produrre delle performances, scrivere pezzi e realizzare dei film. Un giorno Almond sente una serie di rumori provenienti dalla sala suoni. È Dave Ball, che si cimenta con i suoi primi esperimenti in campo elettronico. Tra i due nasce immediatamente un’intesa, anche perché Dave ha bisogno di dare una voce ai suoi collage sonori, e Marc, col suo entusiasmo e con la passione per la musica sintetica, gli può assicurare un valido aiuto. 
              Le prime composizioni dei Soft Cell si rifanno ad un certo northern soul, genere assai legato al ballo che appare sulla scena alla fine degli anni ’60. 
              La svolta avviene all’inizio del 1980, quando i due incontrano Stevo, un aspirante produttore titolare di una nuova etichetta discografica: la Some Bizarre. Almond e Ball sono contagiati dal carisma e dall’energia di Stevo, e decidono di affidarsi a lui in qualità di manager. In quel periodo, Stevo sta preparando per la sua neonata etichetta una compilation di gruppi emergenti, tutti rigorosamente elettronici (tra questi i Depeche Mode), che nel giro di pochi mesi riusciranno a sfondare nel mercato britannico. I Soft Cell contribuiscono al disco con la canzone The Girl With The Patent Leather Face, un pezzo elettronico dalle sonorità metalliche ispirato a Warm Leatherette di The Normal, sigla dietro a cui si nasconde Daniel Miller, boss della Mute e futuro produttore dei Depeche Mode. 
              La compilation Some Bizzare viene bistrattata dalla critica inglese, che la definisce “una raccolta di gruppi robotici senza sentimenti con sintetizzatori infernali e insensati, freddi e senz’anima”. Nonostante ciò, Stevo riesce a procurare al duo un contratto con la Phonogram. 
              L’enorme potenziale creativo del gruppo si rivela fin dal primo singolo, Memorabilia, prodotto con la collaborazione di Daniel Miller, che sarebbe diventato uno dei brani dance dell’anno 1981 e che viene tuttora considerato il primo pezzo house in assoluto, con quasi dieci anni di anticipo sull’esplosione di questo genere! 
              Nella primavera del 1981 i Soft Cell registrano la cover di Tainted Love, canzone scritta dall’americano Ed Cobb ed interpretata da Gloria Jones, futura moglie di Marc Bolan. Mentre l’originale si basa su un convulso motivo di chitarra e sulla voce soul della Jones, la versione del duo è spoglia, fredda, con suoni elettronici minimali e un tocco di passione e sentimento. 
                                                                                      
		continua    | 
      
        
                
                
               
   
		   New 
		Gold Dream 
		 
		 Don't You - Glittering Prize 
 
			
				
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				 Glittering 
				Prize | 
				
				
				 Up 
				On The Catwalk | 
			 
		 
		
		È difficile che chi tende a identificare i Simple Minds con il pop solare e spensierato di Don’t You (Forget About Me) o di Alive And Kicking, o anche con il rock socialmente impegnato di Belfast Child e Mandela Day, possa riconoscere nella band capitanata da Jim Kerr innanzitutto una delle formazioni più innovative e stimate di un filone del techno-pop britannico dei primi anni ’80. 
              Eppure si può a buon diritto sostenere che l’espressione più genuina ed originale della creatività del gruppo si è avuta proprio in quegli anni, almeno fino alla pubblicazione di New Gold Dream, disco del 1982 che segna idealmente la chiusura della prima fase della carriera della band scozzese, ormai protesa verso quel crescente successo commerciale cui però si accompagnerà un progressivo declino artistico. 
              È precisamente su questo periodo che andremo a concentrare la nostra attenzione. 
              Il primo disco dei Simple Minds, Life In A Day (1978), ancora piuttosto acerbo, risente della spiccata influenza di quelli che sono i punti di riferimento giovanili della band: Roxy Music, David Bowie, Velvet Underground su tutti. La formazione originale è composta da Jim Kerr (voce), Charlie Burchill (chitarra), Derek Forbes (tastiere), Michael MacNeil (tastiere) e Brian McGee (batteria). 
              Real To Real Cacophony (1979) denota già un significativo progresso e mette più a fuoco quelli che risultano i tratti distintivi della band: testi obliqui alimentati da parole ed immagini potenti che emergono dalla fervida mente di Kerr in un flusso libero ed apparentemente svincolato dalla benché minima logica di razionalità, melodie capaci di coniugare ricerca a piacevolezza estetica, le tastiere di Mick MacNeil che iniziano a plasmare in modo sempre più determinante il sound del gruppo. 
              Ancora più convincente è il successivo Empires and Dance (1980), da cui viene tratto il brillante singolo I Travel, che solo a causa delle imbarazzanti lacune della loro casa discografica, la Arista, non diviene un successo da classifica. 
              L’apertura graffiante, il ritmo martellante e ripetitivo, i suoni sintetici, il ritornello trascinante definiscono uno dei più intelligenti esempi del techno-pop che si sta ormai imponendo all’attenzione collettiva in quel periodo. 
              L’intero disco ci presenta una band in piena maturazione, aperta a sperimentare con disinvoltura e audacia le più varie soluzioni senza accettare compromessi di sorta, come dimostrano il rock cadenziato di Celebrate, il maestoso minimalismo elettronico di This Fear Of Gods, il rap ante litteram di Twist/Run/Repulsion, le atmosfere claustrofobiche di Twenty Frames A
              Second. 
                                                                            
		continua   | 
      
        
                
               
               
               
   
		   
		Upstairs At Eric's 
		 
		 Situation - Don't Go
		È risaputo che Vince Clarke è uno dei membri fondatori dei Depeche Mode, con i quali incide nel 1981 l’album Speak & Spell, di cui firma la maggior parte dei brani, compresi i singoli di successo New Life (numero 11 in Inghilterra) e Just Can’t Get Enough (numero 8). 
              Tra i motivi alla base della dipartita di Clarke vi sarebbe stato il rifiuto, da parte degli altri componenti, di assecondare il nuovo materiale da lui elaborato, ed in particolare un brano chiamato Only You, destinato di lì a breve a diventare il primo, grande successo degli Yazoo. 
              È questo infatti il nome del nuovo progetto musicale che unisce Clarke alla cantante Alison “Alf” Moyet, anch’essa originaria di Basildon, e con una spiccata passione per il soul ed il rhythm and blues americani (Yazoo è in effetti il nome di un’etichetta statunitense di R&B). 
              La formula vincente dell’insolito gruppo risiede nell’originale combinazione dei suoni glaciali e dei ritmi cibernetici di Clarke con la voce calda e suadente della Moyet, che si rivela come una delle vocalist più brillanti del periodo. 
              Insieme romantica e trascinante, Only You raggiunge il numero due della chart inglese, ed il suo successo verrà ravvivato da una celebre cover a cappella dei Flying Pickets, che l’anno successivo raggiungerà persino la vetta della classifica britannica. 
              A fornire linfa vitale all’album d’esordio, Upstairs At Eric’s, pubblicato dalla Mute di Daniel Miller nel settembre 1982, sono soprattutto i pulsanti ritmi dance di brani altrettanto memorabili come Don’t Go, secondo singolo, Goodbye Seventies, e Situation la quale, invadendo in varie versioni le discoteche più trendy, spalanca alla band le porte del successo negli Stati Uniti, toccati peraltro dal tour promozionale che segue la pubblicazione del disco. 
              Anticipato da un altro successo da hit parade, Nobody’s Diary (numero 3), il secondo, e purtroppo ultimo, album del gruppo, You And Me Both (1983), si pone lungo la fortunata scia del predecessore, segnalandosi per le cristalline melodie di brani come Softly Over, Anyone, Ode To Boy, per il funky contagioso di Knocking For A Good Time e le geniali intuizioni rap di State Farm. 
              Le incompatibilità caratteriali e la volontà di Clarke di perseguire nuovi progetti sono alla base della rottura del gruppo, il quale al momento dell’uscita del disco già non esiste più. 
              Clarke proseguirà la sua carriera prima con la breve parentesi degli Assembly e poi, soprattutto, con gli Erasure, affiancato dal vocalist Andy Bell, mentre la Moyet si dedicherà alla carriera solista producendo album di un certo successo, soprattutto negli USA, come Alf (1984) e Raindancing (1991); se però il primo rimarrà nel tempo sostanzialmente fedele all’elettronica pura ed effervescente degli esordi, la seconda se ne distanzierà nettamente, a vantaggio di un pop più convenzionale, ma sempre in grado di evidenziare le sue straordinarie qualità di vocalist. 
              Nonostante le ricorrenti voci di una possibile reunion, il duo non si è mai più ricostituito. Del 1999 è la raccolta Only Yazoo, che include il meglio dei due album del gruppo, più qualche versione alternativa dei loro brani più noti, tra cui un remix di Situation firmato da François Kerkovian, già apprezzato collaboratore di Kraftwerk, Depeche Mode ed Erasure.  |