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"Dal momento in cui ha
inizio il tour fino a quando non torni a casa, è come vivere in
un mondo astratto". Ecco uno degli eufemismi che
usò
Martin per definire uno dei più devastanti tour dei Depeche
Mode: 156 date, quasi 18 mesi in giro per il mondo, 15 persone
come entourage personale, seguito tecnico di cento elementi,
piu' uno psichiatra ed un drug dealer. Un tour così intenso da
segnare profondamente le vicende personali di tutti i
componenti. Sembrò illeso il solo Wilder, che si limitò a
lasciare la moglie per frequentare una componente delle Miranda
Sex Garden, band di supporto del Devotional tour.
Cominciò come un party itinerante ("Quando al termine
dello show te ne vai in giro e ti rendi conto di essere il re
della città....beh, è difficile dire: devo andare a
dormire", disse Fletch), finì con i quattro componenti
insieme solo sul palco, ma divisi in tutto il resto: differenti
limousine per gli spostamenti, differenti piani negli hotels,
differente security, contatti interni mai diretti, ma
perennemente mediati da Jonathan Kessler.
L'abuso di droghe ormai si era impossessato di Dave, sordo agli
affettuosi richiami dei compagni di viaggio, e sempre piu'
assorto nel proprio universo personale, illuminato da candele,
profumato di incenso e tappezzato dai drappi rossi che
arredavano le sue camere di albergo. Come in un meccanismo ad
orologeria, Dave ritrovava sobretà ed energia soltanto nell'ora
di salire sul palco, in compagnia di quel Martin che comincio'
ad accusare fisicamente gli eccessi alcoolici che lo condussero
già nel novembre 1993 a perdere conoscenza nel corso di un
business meeting a Los Angeles.
In quanto a Fletch, nessuno avrebbe mai potuto prevedere che il
posato Andrew sarebbe rimasto vittima di una tale disagio
psichico da essere convinto di soffrire per un tumore cerebrale,
proprio mentre la moglie stava per dare alla luce un figlio.
In un quadro così instabile, sembrò addirittura incredibile
che fosse programmato un secondo, lungo segmento di concerti,
quell'Exotic tour (non riportato nella lista a lato),
giustificato principalmente per motivi di bilancio, dato che il
sontuoso tenore di vita tenuto dai quattro aveva ridotto
sensibilmente i profitti del tour. Un Fletch perennemente
sull'orlo del break-down osteggiò a tal punto il secondo leg da
lasciare il suo posto a Daryl Balmonte, che affrontò come
componente effettivo della band le date conclusive in Sud
America e Stati Uniti. Due milioni di biglietti staccati in
totale, ma ad un duro, durissimo prezzo, che la band pagò dopo,
e con interessi salatissimi.
Quando il tour toccò l'Italia il viaggio era solo agli inizi,
ed i suoi eccessi appena all'orizzonte. Cinquemila fans a
Firenze, ottomila a Roma e dodicimila nel catino del Forum
milanese confermarono alla stampa specializzata, già
impressionata dalla vetta nelle charts UK ed USA, di trovarsi al
cospetto di una delle più grandi band in circolazione. Non mancò il sarcasmo per l'utilizzazione di strumenti tradizionali
("Gore dovrebbe evitare di martoriare la preziosa chitarra
Rickenbaker che ha la fortuna di possedere", scrisse
Zaccagnini sul Messaggero), ed il continuo richiamo ad un
passato freddo e tecnologico. Ma ormai nessuno ci fece più
caso.
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