Higher Love -intro
Policy Of Truth
World In My Eyes
Walking In My Shoes
Behind The Wheel
Halo
Stripped
Condemnation
Judas
Death's Door
Mercy In You
I Feel You
Never Let Me Down Again
Rush
In Your Room
Personal Jesus
Enjoy the Silence

Miranda Sex Garden


Ampiamente etichettati con i termini “classici” e “pretenziosi” dai critici inglesi, i Miranda Sex Garden sono la cantante-compositrice Katharine Blake, Ben Golomstock (tastiere), Donna McKevitt (violino) e Trevor Sharpe (percussioni), a seguito dell’uscita del membro originale Kelly McCusker (la quale formò la band insieme alla Blake una volta diplomate alla prestigiosa Purcell School Of Music di Londra). Hanno trascorso i primi tempi facendo i suonatori ambulanti di madrigali del XVI secolo nell’underground londinese.
L’album di debutto dei MSG - “Madra”, del 1991, registrato per la Mute in soli due giorni e composto interamente da canzoni tradizionali inglesi - comprendeva due versioni del madrigale “Gush Forth My Tears”, con un’esecuzione acappella su un lato e una versione dance sull’altro. Le ultime produzioni – come “Suspiria” (ispirato dal titolo dell’omonimo film di Dario Argento), del 1993 e “Fairytales Of Slavery”, del 1994 – hanno visto il gruppo muoversi verso una direzione più rock/industrial, contrapponendo carezzevoli voci su strati di distorsione, feedback e pesanti batterie. “Fairytales Of Slavery” (prodotto da Alex Hacke degli Einstürzende Neubauten) trattava di sadomasochismo, e i Miranda si presentavano addirittura in concerto nei club fetish sotto il nome di Waltzing Maggots, con la Blake ad esibirsi seminuda in abiti nazi (distruggendo definitivamente quell’iniziale reputazione di compostezza cerimoniosa, affettazione tipicamente Vittoriana).
L’album più recente, “Carnival Of Souls” (2000) è il primo ad essere pubblicato per una nuova etichetta, la SugarDaddy Records, di cui Katharine Blake è anche co-fondatrice.
(1)
 
     Dopo il trionfo (annunciato) di Milano, la carovana del Devotional Tour sbarca nella capitale. Ci si aspetta un nuovo osanna e il solito gran bagno di folla, ma questa volta non andrà così. Già in prevendita le cose non erano andate benissimo. Solo poche migliaia di biglietti venduti di fonte a una capienza del Palaeur di circa 13.000 posti. In più, il giorno successivo allo show cominciano gli esami di maturità. Chiacchierando con alcuni ragazzi romani durante la fila ai cancelli, si ha l’impressione che siano in molti ad aver declinato l’invito in vista dell’imminente prova scritta. Fatto sta che l’atmosfera, dentro il grande palazzo del basket prestato alla musica, è surreale. Alle 20, quindi a pochi minuti dall’ingresso del gruppo spalla Miranda Sex Garden e con il sole che entra a picco attraverso i finestroni, appena cinquemila persone attendono l’entrata in scena di Gahan e soci. Aumenteranno poi nel corso della serata, senza però superare la metà della capienza dell’Eur. E questi spalti vuoti mettono una certa tristezza, anche perché lo spettacolo che ci si accinge a vedere non è di quelli che capitano tutti i giorni. Entrano le cinque Miranda, subito accolte da grida di disapprovazione, anche se in abiti succinti. In effetti il repertorio della band inglese, anch’essa sotto contratto Mute, è quanto di più lontano si possa avere dai DM. Una sorta di rock noise imperniato sui suoni acidi di violini, con atmosfere lugubri e vocalizzi da notte delle streghe. Sul palco anche Hepzibah Sessa, che diventerà a breve la compagna di Wilder. Dopo i primi attimi di meraviglia, stupore e ilarità, ben presto il gruppo spalla viene invitato ad andarsene. Sull’acustica del Palaeur ormai è meglio stendere un velo pietoso. 
    
Dopo il Masses Tour dell’87, incredibilmente riuscito (ancora mi chiedo come) dal punto di vista sonoro, è stato un crescendo di show da dimenticare (non solo dei D.M.), culminato appunto nella serata romana del giugno 1993. Sotto i tuoni provocati con l’intro di Higher Love, la band entra in scena. Si capisce subito che il feeling tra Dave e il pubblico delle prime file non è un granchè, e la questione avrà la sua importanza, visto che proprio a causa di un battibecco (o sputo?) con uno spettatore, verrà deciso di eliminare, per la seconda volta dopo il World Violation, due songs dalla track list, e precisamente il tris composto da Fly on the Windscreen e Everything Counts. Grande disappunto dei presenti, evidentemente a conoscenza della scaletta di Milano, che non hanno potuto godere dell’ultima parte del programma. Martin si esibisce in Judas e Death’s Door, e in generale si percepisce come i rapporti all’interno del gruppo siano abbastanza compromessi. Molto nervosismo quindi, non solo sugli spalti ma anche on stage, per un concerto che davvero sarebbe potuto essere molto migliore.

(Mauro Caproni)


  

  
  
  
  
  
  
  
  
  
 

  
  

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