Quando Jim Morrison nel 1969, alla vigilia del famigerato concerto che lo consegnò tra le braccia della legge, rilasciò l'ultima intervista televisiva alla PBS, nessuno si sarebbe immaginato che di li a poco il verbo del leader dei Doors avrebbe trovato una strada asfaltata per scorrere liberamente senza freni fino ai giorni nostri.
Il verbo musicale diceva all'incirca: "..fra cinque anni la musica cambierà.. io credo che l'elettronica troverà molto spazio e si utilizzeranno maggiormente sintetizzatori e campionatori..questo vedo nel futuro.."
Dai Kraftwerk ai Blackstrobe, dalla fine degli anni '70 al 2005, più di 20 anni di musica elettronica raccolti nella definizione di technopop (o se preferite electropop).
Analizziamo la parola techno e cerchiamo poi di capire cosa lega la musica di oggi a quella del 
passato.

 

 

 

Jim Morrison
Jim Morrison

E' il 1989 quando, a Detroit, nelle zone industriali abbandonate dalle fabbriche di automobili americane, alcuni dj diffondono, in feste spesso improvvisate, un nuovo tipo di musica basato su campioni sonori ("sample"), suoni elettronici, casse ritmiche, il tutto "mixato" su computer. La cadenza calcolata in battito per minuto (bpm), la natura dei suoni più o meno "acidi" e l'assenza di voci caratterizzano questa musica. Una musica senza strumenti né spartiti, che non si integra né nelle correnti della musica contemporanea, più colta, né nello schema ben orchestrato delle melodie con messaggio. Il rock denuncia la tirannia del computer contro la libertà della chitarra; il rap si caratterizza per la mancanza di discorsi inquisitori o poetici. La techno è relegata ai margini, sui quali fonda il suo corso e affonda le sue radici. Ci rendiamo conto che la parola techno non si addice a ciò che vogliamo trattare in questa pagina ma dobbiamo farcene una ragione, non esiste musica senza etichetta e di conseguenza la parola techno (nel nostro caso) non fa altro che evidenziare il lato strettamente "plastificato" e no-human della musica che è sorto almeno 20 anni prima del famigerato 1989.
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Il classico aspetto delle prime copertine House
La classica cover
della prima house

 


Dopo vari tentativi di imitazione della disco music di matrice seventies (un nome su tutti: i fratelli La Bionda con One for you, one for me” e “I wanna be your lover”), anche l’Italia – siamo all’inizio degli anni ’80 – festeggia a suo modo la nuova era elettronica inaugurando un nuovo filone, l’italian disco, La Bionda - One For You One For Me (45 giri)che riprendendo alcuni elementi come il funky e il ritmo tipico degli anni ’70 miscelandoli con massicce dosi di sintetizzatore. Ritmo serrato, struttura in 4/4 e un motivetto melodico che dura l’intero spazio della canzone, con testi che rappresentano una pura formalità, e spesso sono un no-sense: ecco la ricetta perfetta dell’italo disco. In molti, almeno all’inizio, preferiscono flirtare con la lingua inglese, per esempio Gary Low, che esordisce nelle classifiche con il motivetto facileGary Low - La Colegiala (45 giri) facile “You are a danger”, con ritornello in falsetto, per poi proseguire con I Want you e La Colegiala l’anno successivo. Possiamo comunque individuare nel 1982 l’anno ufficiale di nascita dell’italo disco, che verrà celebrata con la pubblicazione di un doppio lp contenente il best delle produzioni dei primi anni. Lasciando da parte il filone new-waveggiante (che pure avrà il suo momento di gloria con band che spesso arrivano dall’entroterra
fiorentino-emiliano: Neon, Gaz Nevada, Diana Est, Cube), è tutto un fiorire di “artisti” che spesso sono anche dj e conduttori di programmi radiotelevisivi (alcuni li ritroveremo in veste di affermati produttori anche negli anni ’90, per esempio Mauro Malavasi e Mauro Farina, quest’ultimo autore di moltissimi testi scritti per altri o cantati direttamente da lui sotto pseudonimi diversi, tra Gazebocui Mondorama). Si va dall’Ago di “For You” al Riccardo Cioni di “In America” (celebre per un motivetto tanto banale e risibile quanto efficace: In America go head go high in America e-ho-a) e Koxo con “Step by step”. Ma è forse grazie a Gazebo e alla sua manciata di brani di atmosfera (Masterpiece, I Like Chopin, Lunatic, Telephone mama) che il genere decolla definitivamente anche nelle classifiche. Tra i progetti del primo periodo, quello dei Kano è senza dubbio uno dei più interessanti. Nasce nel 1980 ad opera del tastierista Stefano Pulga e del chitarrista Luciano Ninzatti, che si dedicano esclusivamente a comporre musica strumentale, finchè nel 1982 non decidono di affidare le loro composizioni alla voce black di Glenn White, ed ecco che per magia si spalancano le porte del successo con brani a loro modo storici come “Another life” e “Queen of witches”. AccantoDen Harrow a episodi che tutto sommato scivolano via senza lasciare traccia (le leggerissime “Shine on dance” di Carrara e “Around my dream” di Siver Pozzoli) troviamo più sostanza nella “Happy Children” di P. Lion, negli Atelier Folie di “No rhyme, no reason” (sigla di Discoring nel 1983), nella “Dolce vita” di Ryan Paris e negli Styloo di “Pretty face”. A fine ’83 esce allo scoperto colui che probabilmente incarna nella sostanza l’intero movimento dell’italo disco, e cioè Den Harrow con il manifesto “Mad desire”.
A lui (o meglio, ai suoi produttori) si devono alcuni brani di successo entrati nella storia della dance. Dopo l’inizio promettente di “A Taste of love”, arriva il botto con “Mad desire” (un milione di copie vendute, tre dischi d’oro), “Future brain” (primo classificato al Festivalbar 1985), “Catch the Fox” e “Charleston”. Sulla sua scia si muovono gli Scotch di “Disco band”, il dj Martinelli
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Ad onor del vero non sono molti gli artisti italiani emersi nel panorama synthpop, fin dalle sue origini. Gran parte delle produzioni riguardano la solita nicchia, ben più nutrita, ma sconosciuta ai più.
I Vip del synthpop italiano possono rissumersi in pochi memorabili nomi.
Si va dai Krisma di Maurizio Arcieri ( classe ’45 ) e Christina Moser, avvenente voce del duo, moglie dello stesso Maurizio, passando per Alberto Camerini, Garbo ed alcuni nomi che nei primi ’80 piombarono a mo’ di meteore nel panorama 

 

 

Alberto Camerini
Alberto Camerini

pop-elettronico di quegli anni, come i Neon, i Gaznevada o ai Diaframma più fedeli alla new-wave.C’è poi l’ondata della dance-disco italiana, davvero imponente, da Gazebo a Den Harrow, dai Novecento allo squadrone di Claudio Cecchetto e la sua mitica DJTv, dai The Creatures ai Clock on 5 del mitico Albert One, per l’occasione unitosi col cantautore Raffaele Fiume.Molti altri.
I Krisma nascono nel 1976 ( dapprima Chrisma, dalla combinazione dei due nomi ) dopo ke Arcieri almeno un decennio prima aveva già costruito musica col progetto New Dada, che accompagnò addirittura i Beatles nel tour italiano a metà anni ’60. Seguirono due album da solista, passati nella più totale indifferenza, e qualche apparizione televisiva fino alla nascita dei Krisma, appunto nel 1976.
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Den Harrow
Den Harrow

 
 
                 

 
   Chorus
  Who Needs Love... - Breathe Of Life

Vent’anni di carriera e decine di milioni di dischi venduti per un duo che ha fatto la storia del techno-pop. Vince Clarke e Andy Bell, in arte Erasure, il progetto che probabilmente ha dato e continua a dare più soddisfazione a colui al quale si deve la nascita di Depeche Mode e Yazoo. L’avventura prende forma nel 1985, quando Clarke è reduce dall’ultimo esperimento targato Assemby. Dopo il classico annuncio sul giornale, Andy Bell, quarantunesimo candidato nel ruolo di vocalist ed ex macellaio, è l’uomo giusto per dar vita alla nuova avventura. Tra i due sorge subito un feeling particolare, che porta il buon Vince a proseguire la partnership per oltre due decadi, evento assolutamente imprevedibile all’epoca vista l’idiosincrasia dello stesso compositore per i rapporti di lunga durata. L’alchimia tra i due sforna una quantità impressionante di singoli nella Top 20, oltre a 5 album che finiscono dritti dritti al numero 1 delle UK charts. Nel corso di tutti questi anni, Clarke non perderà occasione di lavorare, in sede di remix, per i gruppi più disparati, a partire dagli Happy Mondays per finire ai Simple Minds passando per Betty Boo e Nitzer Ebb. Di rimando, saranno decine gli artisti di fama mondiale che si cimenteranno a loro volta con le splendide melodie pop del duo: William Orbit, LFO, Moby, The Orb, Martyn Ware, Diamanda Galas e Alex Paterson solo per citare i più importanti. Il debutto degli Erasure è targato 1985, con il primo singolo Who needs love (Like That), anticipatore dell’album Wonderland, che fa subito capire le potenzialità della nuova accoppiata: techno-pop di pregevole fattura, condito dalla voce poderosa di Bell e dai classici suoni electro tirati fuori come per magia dai synth di Vince. Oh l’amour, terzo singolo estratto, aiuta tantissimo la band a farsi u nome, e infatti diventa il primo hit degli Erasure, in Francia e Australia. I due sono instancabili, e insieme ai primi live, che tengono soprattutto in Inghilterra e Germania - dove diventano subito popolarissimi - continuano senza soste il lavoro di studio. The Circus, il secondo album, arriva a neanche un anno dalla pubblicazione di Wonderland, e per la prima volta fa capolino nella Top 20 della classifica inglese. Il disco, prodotto insieme a Flood, contiene la celeberrima Sometimes, tormentone dell’estate 1987, ad oggi ancora una delle più amate dai fans. Ma, insieme ad altri episodi più “easy” come Victim of love e It doesn’t have to be, l’album presenta brani più maturi e ricercati come quello omonimo, oppure Leave me to bleed, un must dei primi live, e l’eterea Spiralling. Dal vivo gli Erasure sono ormai una realtà, grazie soprattutto alle doti istrioniche di Bell, vero animale da palcoscenico, ma anche nei club la musica del duo va per la maggiore, e questo convince la Mute a pubblicare nel dicembre ’87 una raccolta di remix (sono presenti anche alcuni estratti live) di The Circus, firmati dallo stesso Vince, Flood e Little Louie Vega. Appena cinque mesi dopo, è il turno di The Innocents, che arriva direttamente al numero uno. Per gli Erasure è l’età dell’oro, e tutti i singoli estratti – Ship of fools, A little rispect e Chains of love – arrivano nelle zone alte della classifica. Ship of Fools, uno dei più grandi successi targati Erasure, è una lovesong dalla melodia killer (fu composta con la chitarra in casa Clarke), e lo stesso Bell ricorda come <le parole siano venute fuori quasi da sole, dietro quella melodia incredibile>.
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  Technique
 Blue Monday - True Faith

I New Order:i Joy Division senza Ian Curtis. Esordiscono ufficialmente con la pubblicazione nel giugno 1981 del 12 pollici di Ceremony, primo brano della discografia a nome New Order, cantato da Bernard Sumner, che così diventa il vocalist ufficiale della band. Il singolo riprende il discorso lasciato aperto dalla vecchia band: atmosfere diluite e un suono emozionale e pacato che troveremo poi nel disco di esordio “Movement”. La musica non è più oppressa dalla presenza ingombrante e dai problemi esistenziali di Curtis, con arrangiamenti ben curati ma semplici e brillanti soluzioni armoniche, il tutto componenti assenti nei dischi dei Joy. “Movement” esce alla fine del 1981 raggiungendo la # 30 nelle UK charts, ed è prodotto da Martin Hannett, stesso produttore dei Joy, e la copertina è di Peter Faville. Ci sono ancora, come è ovvio, delle influenze di Ian Curtis (soprattutto per quanto riguarda lo stile del canto), ma il gruppo cerca chiaramente di arrivare ad avere una propria identità musicale. Nel disco troviamo canzoni come Dreams Never End, che musicalmente parlando si avvicina più alle successive produzioni dei New Order che ai Joy Division, Truth che potrebbe essere benissimo un estratto dagli Ultravox di John Foxx con la chitarra maggiormente in evidenza, le pulsazioni e le percussioni elettroniche di Senses e Denied e il quasi techno-pop di Chosen Time. Nel maggio del 1982 esce il singolo Temptation, presentato in anteprima da John Peel dove per la prima volta il gruppo si esibisce come New Order, in cui iniziano ad essere evidenti le atmosfere e il nuovo indirizzo musicale che poi esploderanno con Power, Corruption And Lies. Agli inizi del 1983 il gruppo entra nei Britannia Row studios per la registrazione del secondo album che vedrà la luce nel giugno seguente. “Power Corruption And Lies” rappresenta in tutti sensi (musicale, commerciale, lirico) una svolta: per i numerosi fans di Curtis rappresenta il disco di tradimento della band, lontano com’è dagli standard dei Joy Division. Già il singolo Blue Monday pubblicato poco prima è un grandioso brano dance di 8 minuti, pietra miliare del techno-pop, e che alla fine venderà più di tre milioni di copie rimanendo nelle classifiche americane di Billboard ben 4 anni e ritornandoci prepotentemente quando nel 1997 gli Orgy ne faranno una cover per il loro disco, ma tutto l’album è strutturato e modellato su songs elettroniche molto melodiche, che sono un esplicito riferimento alla musica dei Kraftwerk pur non possedendone la stessa originalità. I New Order si lasciano per sempre alle spalle angoscia, rabbia e poesia decadente per abbracciare un pop dance immediato e facilmente fruibile da tutti. Your Silent Face, Age Of Consent allegra e frivola, The Village e Ecstasy contribuiscono alla realizzazione di un prodotto impeccabile di alta tecnologia, vera estasi della musica ballabile. L'arrangiamento è ricco di sonorità campionate: sezioni d'archi sintetizzate, accordi di chitarra con effetti sparsi dappertutto, ritmi gelidi e trascinanti allo stesso tempo, canto sempre in secondo piano rispetto ai suoni e alle ritmiche ossessive. Il disco sale alla #4 in UK, ma va molto bene anche in America, trainato da Blue Monday. 
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  Please
 West End Girls - Rent

Pet Shop Boys, ovvero il duo britannico a prova di tempo, che insieme agli Erasure mantiene il record di longevità nel campo del techno-pop: vent’anni esatti ad oggi, colorati da una sfilza di hit che non ha eguali. Con il numero uno la band inglese ci flirta fin dal 1985, quando il singolo West End Girls irrompe clamorosamente al vertice della UK chart e nelle classifiche di mezza Europa. Neil Tennant, critico musicale (soprattutto dei gruppi che adesso diventano suoi concorrenti…leggere per esempio il commento sui singoli dei Depeche Mode nella raccolta 81-85), e Chris Lowe (synth), studente di architettura, si erano incontrati qualche anno prima, precisamente nel 1981. A Neil piaceva la musica rock, e di conseguenza artisti del calibro di David Bowie e Elvis Costello. Chris, invece, era un appassionato della disco. Nonostante il diverso background musicale, i due decidono comunque di formare un gruppo. Lowe è un grande fan del New York disco producer Bobby Orlando, ed è proprio a lui che i due si rivolgono per diventare famosi, presentandogli in anteprima assoluta i primi demo composti a inizio ’83. Un paio di settimane più tardi i Pet Shop Boys registrano West End Girls, che in breve diventa un club hit nella west coast americana. Nel 1985, avendo praticamente scritto materiale per riempire un paio di album, firmano il primo contratto discografico con la EMI, e cominciano a lavorare a tempo pieno (abbandonando così le vecchie occupazioni) al primo disco. L’etichetta, convinta di avere tra le mani due grandi hit, decide di ripubblicare i primi due singoli, e cioè West End Girl e Opportunities. E’ un successo clamoroso, soprattutto il primo, che balza ai primi posti di tutte le classifiche europee. Il duo, composto esclusivamente da voce e synth, lavora con il produttore Stephen Hague – un maestro del techno-pop – e pubblica Please nel 1986. L’album contiene tutti i primi hit, compresa una nuova versione del singolo Suburbia. Il risultato è notevole: mescolando con grande abilità suoni elettronici e vena melodica sfornano successi su successi. Two Divided by Zero, West End Girl, Love Comes Quickly, Violence, Later Tonight e Why Don’t We Live Together gli episodi più convincenti di un primo lp tutto da ascoltare, che regala loro fama e notorietà immediata nell’ambiente del pop elettronico. Alla prima fatica fa seguito un disco di remix chiamato semplicemente Disco (da notare che il titolo originale per Please sarebbe dovuto essere This Is Disco). Durante un soggiorno a Milano rimangono felicemente colpiti dalla scena artistica e modaiola della città meneghina, tanto da dedicarle una canzone, Paninaro, con relativo video girato ai piedi della Madonnina. Vent’anni e dieci dischi originali, più una serie infinita di raccolte e versioni remix. Ormai sono rimasti loro e pochi altri a tenere alto il buon nome dell’elettro-pop, visto che la maggior parte delle band con cui hanno iniziato non esiste più o si è riciclata in modo più o meno nobile. Nel 1987, quando ancora non si è spento l’eco di Please, ecco una nuova sfornata di singoli killer (It’s a Sin, la magnifica Rent, Always on My Mind, Heart), che anticipano o seguono di poco l’album Actually, prodotto questa volta da Julian Mendelsohn.
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